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Nei confronti dell'uomo si può notare che nei primi periodi dell'epoca moderna, con Cartesio anzitutto, e poi con Rosseau e Kant, il razionalismo aveva costruito della personalità dell'uomo un'immagine superba e splendida, infrangibile, gelosa della sua immanenza e della sua autonomia, e finalmente buona per essenza. Nel nome stesso dei diritti e dell'autonomia di questa personalità, la polemica razionalistica aveva condannato qualsiasi intervento esterno in questo universo perfetto e sacro -sia che tale intervento provenga dalla rivelazione e dalla grazia, o da una tradizione di umana saggezza, o dall'autorità di una legge di cui l'uomo non sarebbe l'autore, oda un Bene sovrano che solleciterebbe la sua volontà, o, infine, da una realtà oggettiva che misurerebbe e regolerebbe la sua intelligenza. Ora in poco più di un secolo questa fiera personalità antropocentrica ha declinato, si è sminuzzata rapidamente, trascinata nella dispersione dei suoi elementi materiali. Un primo tempo significativo è segnato qui, nel campo della biologia, dal trionfo delle idee darwiniane sull'origine scimmiesca dell'uomo. Secondo questo punto di vista, l'uomo deriva da una lunga evoluzione di specie animali ; è cioè il prodotto di un'evoluzione storica senza discontinuità metafisica. In questa prospettiva è escluso che l'essere umano costituisca qualcosa di assolutamente nuovo nella serie biologica e che a ogni generazione di un essere umano, un'anima sia creata dall'autore di tutte le cose e gettata nell'esistenza per un destino eterno. Il secondo colpo, il colpo di grazia, se così si può dire, lo ha inferto Freud nel campo della psicologia . Ogni ben regolata dignità della nostra coscienza personale appare come una velata maschera mentitrice. In definitiva, l'uomo non è che l'incrocio di una libido anzitutto sessuale di un istinto di morte. (it) |