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Due cose importammo dalla Svizzera in quei primi anni del secondo dopoguerra: il catenaccio e il totocalcio. Il destino volle che entrambi gli importatori fossero non solo triestini ma anche coetanei: Nereo Rocco, 20 maggio 1912, e Massimo Della Pergola, 11 luglio. Con questa prima differenza. Che si discusse a lungo, all'epoca, se a tradurre per prima in catenaccio il verrou elvetico fosse davvero stata la Triestina del paròn o non piuttosto la Salernitana di Gipo Viani. Mentre nessuno pote' mai mettere in dubbio la primogenitura del giornalista. E con quest'altra. Che se il catenaccio rappresentò, per qualche decennio, il marchio di fabbrica del calcio italiano ma anche il suo limite, il Totocalcio finì per diventare il volano dell'intero movimento sportivo nazionale. (it) |