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Quella qui descritta da Isaia è anche la condizione del peccatore quando sta sulla soglia del pentimento, in una lotta disperata nella speranza della salvezza e di una vita nuova. Quando infatti si volge a guardare il passato che ha rovinato piange, e quando aspira al futuro che lo attende si perde d'animo, perché si rende conto che la mancanza di forza ha invaso tutto il suo essere e che non è più capaci di tirarsi fuori dal fango, vincolato com'è dalla sua debolezza. Il peccato è come la malattia che fa appassire le piante: una vola che ne aggredisce una, non la lascia più finché le tenebre della morte non la circondano da ogni parte. Questa è proprio la natura del peccato, che si diffonde in tutto l'essere dell'uomo per scacciarne lo spirito vitale. (it) |