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Questo poema è un vero inno all'amicizia intimissima e profondissima, all'ibru-talīmūtu, tra Gilgameš, re di Uruk, e il suo compagno Enkidu, tutti e due eroi senza pari, dei quali il primo è però l'eroe nel verso senso della parola, l'eroe al cento per cento, senza smarrimenti, inflessibile e intransigente, il cui eroismo può esser espresso concisamente colle sue stesse parole: non m'importa affatto della vita e sono pronto a morire, purché io compia opere grandi, apportatrici di fama universale ed immarcescibile. Questo era dunque l'ideale eroico degli antichi Mesopotamici, sumeri e babilonesi e assiri, niente affatto dissimile da quello posteriore dei Greci. (it) |