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Quando ero piccolo non c’era solo il fastidio di essere considerato una curiosità del quartiere, dai compagni di scuola e dai loro genitori. Mi facevano strane domande: non mi chiedevano soltanto da dove venivo, ma anche da dove venivo in realtà e come ci si sentiva a essere meticcio. Volevano sapere da che parte stavo e se sapevo chi ero. L’unica risposta sensata era che avevo avuto un’idea abbastanza chiara su chi ero fino a quando loro non avevano cominciato a farmi quelle domande. Come se queste nuove identità miste fossero un problema mio e non riflettessero i dubbi e le insicurezze sociali delle persone che mi interrogavano. (it) |