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Clementi si valeva di strumenti inglesi in cui la maggior caduta del martello strappava alle corde una sonorità più vigorosa: inoltre la chiarezza cristallina del suono, unita con questa pienezza di voce, vibrava imponente nei rapidi passaggi di terze e seste e ottave ripetute, nel fiero attacco e preciso di interi accordi ribattuti o seguentisi in rapida successione. Mozart per contro ed i successori si perfezionavano sui pianoforti viennesi, più dolci e carezzevoli e siffattamente sensibili al tocco, da rispondere alla minima pressione del tasto. Qualche cosa dell'antico clavicembalo, per quanto si riflette alla grazia femminile delle sonorità, riviveva in questi prodotti: e mentre la cedevolezza somma del tasto guidava spontanea alla leggerezza del tocco, la minor tenuta di voce delle corde suggeriva una maggior rapidità nelle successioni del canto, un alternare di arpeggi, un giocherellare di abbellimenti che con grazia squisita trillavano nella vocina gentile di quegli strumenti, e circondavano di sonorità ideali le pagine eseguite. (it) |