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Ora, il difetto costitutivo delle Cronache di poveri amanti consiste a mio parere nel fatto che l'avvento del fascismo vi funziona un po' da cartina di tornasole che misura la buona o cattiva spontaneità dei personaggi e rivela in essi gli "italiani" e "italieschi" che coesistevano sonnecchiando e lavorando e fornicando tra i vecchi umidi muri di Via del Corno fin dai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini. Che queste reazioni individuali al fascismo siano veracemente ed efficacemente caratterizzate è indubbio, e ciò fa delle Cronache un libro pur sempre notevole: tuttavia ciò non cancella l'impressione di un episodio storico che investe Via del Corno senza poterne scuotere la sostanziale atemporalità. Tale impressione è confortata dalla ripresa della tecnica corale, a scene girevoli, del Quartiere, con la stessa ariosità ma anche con la stessa apertura che tende a dissolvere la forma del romanzo e che corrisponde all'atmosfera senza tempo tinta del "'popolo minuto' sempre, fatto ignaro ormai, ciompi da se stessi traditi", come si dice appunto nel Quartiere. (it) |