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Nel parlare del cosiddetto Manifesto degli scienziati razzisti si compiono clamorosi errori, come quello di menzionare Pende come «l'unica figura di primo piano» tra i firmatari, quasi si trattasse di una lista di «giovani assistenti» o figure modeste, mentre tra di esse vi era il presidente dell'Istat Franco Savorgnan e il patron della psichiatria italiana Arturo Donaggio. Ma la conseguenza più negativa dell'aver omesso un'analisi dell'atteggiamento del mondo culturale e universitario era la riduzione della vicenda del razzismo fascista a una questione meramente politica e persino soltanto di politica internazionale, e quindi l'aver accreditato la tesi secondo cui il fascismo non aveva mai avuto propensioni razziste, tantomeno antisemite, e che la scelta di promulgare una legislazione razziale era stata conseguenza del patto d'acciaio con Hitler, e quindi soltanto una concessione all'alleato nazista. (it) |