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Lilli Cavassa: Lei scrive di getto o con molti rifacimenti?
Gianna Manzini: Guardi: scrivo rapidamente e rifaccio incessantemente. C'è un capitolo del mio romanzo di cui ho otto stesure. Quello della cena in famiglia, dopo l'incontro con Malatesta. Quella scena d'insieme che, per mille ragioni, era certamente difficile, piena di scogli. L'ho rifatto ben otto volte.
Lilli Cavassa: Lei usa la macchina o scrive a mano?
Gianna Manzini: Scrivo con una stilografica che adoro, e proprio, come gli antichi artigiani fiorentini, il mio lavoro è tutto fatto a mano.
Lilli Cavassa: Lei è molto buona. Pistoia è stata la città della sua infanzia. L'ama ancora?
Gianna Manzini: Sì, sì. Ci ritorno col pensiero tante volte, con un certo struggimento. Ha rappresentato molto per me. Mi aspettano a Pistoia. Ci dovevo andare in giugno, e mi sono ammalata. Ci dovevo tornare a settembre... e mi ammalai.
Lilli Cavassa: Il centro del romanzo è suo padre. Possiamo sperare di ritrovare in un altro libro sua madre, come protagonista?
Gianna Manzini: Sto lavorando a un racconto in cui protagonista è la mamma. Un racconto lungo. Dovrebbe essere portato a fine in un tempo relativamente breve. (it) |