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Si ha l'impressione che "La notte dei morti viventi" sia a lungo rimasto vittima di un equivoco: l'idea che il film fosse non soltanto un film di genere, un horror, ma in particolare una sorta di capostipite dello splatter. Il che gli ha fruttato l'esilio nel territorio dei "film per appassionati". E invece "La notte dei morti viventi" è molto più simile a "Gli uccelli" di Alfred Hitchcock che a "Non aprite quella porta" di Tobe Hooper. La forza che ha turbato più d'una generazione di spettatori non è quella che scaturisce dall'esposizione di uno squartamento, dallo spettacolo "osceno" della carne martoriata. È più sottile, più profonda. La notte dei morti viventi è, prima che un film di genere che usa la morte per spaventare, uno dei più radicali film sulla morte che siano mai stati realizzati. Per questo, come il suo oggetto, continua – e continuerà a lungo – a affascinarci e sfuggirci, a attrarci e respingerci. (it) |