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lasciando stare tutte le domande inopportune e dal punto di vista puramente estetico, quando mai Wagner fece qualcosa di più bello? Vi è qui la suprema consapevolezza e precisione psicologica di ciò che si vuole dire, esprimere, comunicare; la forma più succinta e più diretta – ogni sfumatura del sentimento portata sino alla forma epigrammatica un'evidenza nella musica trattata come arte descrittiva che fa pensare a uno scudo di nobilissimo lavoro; e per ultimo, sullo sfondo di tale musica, un sentimento, un'esperienza, un evento psicologico sublime ed eccezionale, che fa il maggiore onore a Wagner. Insomma, una sintesi di emozioni che molti uomini, e anche «uomini superiori», riterrebbero inconciliabili: la severità del giustiziere, l'«elevazione» nel senso terrifico della parola, la comprensione e l'acutezza che penetra l'animo come uno stilo; e, infine, la compassione per ciò che si vede e si giudica. In Dante solo – in nessun altro – si può trovare l'equivalente. (it) |