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Quando divenne papa, era docile, dedito molto al bene della Chiesa, di una dottrina nutrita dalla sua pietà, di una certa semplicità di cuore, che non si opponeva all'intelligenza. Ma tutto ciò che era non si amalgamava in una unità. Il suo atteggiamento era cristiano e tuttavia attraversato di debolezze; la sua preghiera era qualche volta tiepida, qualche volta molto ardente; le sue vedute erano ecclesiali, ma non s'impegnava molto per difenderle. Possedeva un certo amore del prossimo, che però non aveva conosciuto l'incarico pastorale come l'estrema premura. Quando fu eletto papa, si spaventò moltissimo. Non lo aveva voluto; non per sé, perché si riteneva indegno e non riusciva neanche a credere che lo si volesse sul serio, che la votazione fosse avvenuta secondo le regole. Temeva un errore, che forse non commise, ma che aveva favorito in quanto non operò così come era. Temeva di aver dato una falsa immagine di se stesso, di aver fatto credere qualcosa agli altri; temeva che le sue parole fossero ascoltate in modo più sostanzioso di quello che realmente erano. Quando si accorse che doveva assumersi irrevocabilmente il ministero, vi scorse l'occasione per un cambiamento, una conversione . (it) |