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Nella galleria di Brera si scorgono due quadri freschi, ben intonati, splendenti di Ambrogio Figino. Uno raffigura Lucio Foppa, maestro di campo, ravvolto in arme d'acciajo, con elmo dorato, sul quale è scritto il nome del pittore, in atteggiamento guerresco, veramente caratteristico secondo lo stile della scuola milanese: l'altro è la Vergine con il Bambino tra S. Giovanni Evangelista e S. Michele che abbatte Lucifero, grande tela con sfoggio di, con contrasti di luce e ombre, con precisione di contorni e vivezza di espressione. Il Mongeri, ravvicinando questi due dipinti, nota come nel primo possa quasi vedersi l'ultimo anello dell'arte caratteristica milanese, e nell'altro l'autore si mostri già travolto dall'influsso dell'eclettismo, e dal predominio della scuola di Michelangelo, che chi non aveva fior d'ingegno e forza propria di resistenza trascinò nei gorghi del secentismo e del barocco. (it) |