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Una teologia senza Dio, che non si aggrappa né alle «declinanti» forze del cristianesimo né all'«ultimo lembo del mantello da preghiera ebraico», eppure conduce in un certo senso agli estremi risultati quella grande corrente della mistica neoplatonica che ha nutrito come una linfa entrambe le religioni. Il presupposto è un monismo assoluto, parmenideo: esiste soltanto un mondo, quello «spirituale», o, come egli afferma altrove, esiste soltanto l'«Uno», rispetto al quale ogni cosa non è che un involucro. Tutto ciò che è fuori di questa unità appartiene necessariamente alla sfera del male e dell'errore, e in primo luogo vi appartiene la conoscenza: la verità infatti, in quanto indivisibile, «non può riconoscere se stessa; chi vuole riconoscerla deve essere menzogna. (it) |