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Oggi devo, come tutti i miei colleghi in Africa,pensare in una lingua straniera per esprimermi con gli africani su problemi che colpiscono gli africani. Quando mi sposto da Kampala per parlare con il popolo, devo parlare in inglese. Ovviamente non ho alternativa, ma perdo tanto, specialmente per quanto riguarda il partito. Il partito accoglie tutti e alcuni dei più grandi e più impegnati lavoratori sono coloro che non parlano l'inglese, eppure il leader del partito non può convocare questo grande, dedito lavoratore in privato e dirgli «Grazie» in una lingua che l'uomo capirà. Dev'essere tradotto. Ci deve essere sempre un terzo, ed è per questo che si dice che non ci sono segreti in Africa. Questa è la nostra sfida. Siamo un paese giovane, e la vitalità della gioventù dovrebbe poterci condurre a giorni migliori. Esorto vivamente il popolo d'Uganda in particolare a trasformare le debolezze di oggi nella forza di domani. (it) |