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La poesia è un aratro che scava il tempo, di modo che i suoi strati profondi, la sua terra più fertile, finiscono in superficie. Ma ci sono epoche in cui l'umanità, insoddisfatta del presente, presa dalla nostalgia di questi strati profondi, agogna al suolo vergine del tempo come un contadino che ara il terreno. Spesso si sente dire, a proposito di qualcosa: non è male, ma è superato. Ma io dico: ciò che è di ieri non è ancora nato. Non è ancora stato davvero. Voglio un nuovo Ovidio, un nuovo Puškin, un nuovo Catullo, la loro esistenza storica non mi appaga. (it) |