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Diversamente da Osama bin Laden e da Gulbuddin Hekmatyar che continuano a sognare la restaurazione di una teocrazia islamica che giustifica, anzi incoraggia i kamikaze a immolarsi per la «causa di Allah», Ahmad Shah Massud non ha mai assecondato questo genere di esaltazioni mistiche. Pur facendo parte di un partito fondamentalista - lo Jamiat-i-Islami, che fa capo a Rabbani - è rimasto per indole nel solco della moderazione, dove la ragione ha il predominio. Non si faceva scrupolo nell'ammettere che nel suo eventuale governo si sarebbe fatto spazio alle donne e avversava apertamente i talebani che le volevano mummificare nel chador e nel burqa. Visitando il santuario di Sareeka, un anno dopo la sua morte, ho avuto l'impressione che benché s'inginocchiasse cinque volte al giorno come vuole la tradizione islamica, il suo sguardo si rivolgesse più alle cose terrene che a quelle celesti. (it) |