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Antonio, di cui poi sono diventato molto amico – l'avevo solo salutato in albergo – e non sapevo nulla della Vallata dell'Arte, del modo di Presti di essere mecenate, se questo è il termine giusto per definirlo, e della sua determinazione ispirata a realizzare le imprese più folli. Mi feci ripetere due o tre volte quello che avevano intenzione di fare e poi chiesi: ma perché? «Dottore», fece il capo cantiere, indicando il bunker con un cenno sarcastico della mano, «lei deve capire. Il signor Presti ha detto che la costruzione va seppellita, per sigillarne l'appartenenza alla terra». C'erano molti operai e qualcuno si mise a ridere. Ma gli altri continuarono cupamente a lavorare. Venivano tutti dall'azienda di Antonio, che il padre gli aveva lascito, a Santo Stefano di Camastra, venti chilometri a ovest di Cefalù, verso Messina. Un'azienda specializzata nella produzione di materiali per la costruzione delle strade, una delle più importanti di quella parte della costa tirrenica della Sicilia. (it) |