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Praticando il pastello in tutta la sua ricchezza di virtualità pittorica specificamente materica, Flora Graiff ha tuttavia anche scelto un destino propriamente iconico a tale suo esercizio. La cui integrità espressiva sembra dalla medesima riscattata rifuggendo dalla discorsività fabulistica del fumetto, che ha altrimenti sviluppato in anni non lontani . E il destino iconico riguarda la persistenza quasi monodica di un tema immaginativamente totalizzante quale l'orizzonte. Non soglia, l'orizzonte, per Flora Graiff, soglia di terra o di mare verso il cielo, ma direi, forse soglia intima, che introduce nella condizione di luminosità simbolicamente significativa d'una tensione lirica interiore che si costituisce di fronte all'osservatore quale misura energetica di totalità. Ed epifania di riscontro tutto interiore, attraverso la quale in certa misura si rifonda la nozione d'orizzonte. Che è infatti richiamato entro testi pittorici di piccolissime dimensioni , proprio per spiazzare subito anche visualmente dal livello della rappresentazione a quello appunto dell'epifania di dialogo introspettivo. Orizzonte, dunque, quello configurato dalla Graiff, non connesso a ruoli prospettici , né a compiti rappresentativi paesistici. Non dunque basso come nelle opzioni di un Friedrich, o basso come in alcune di Courbet. Soltanto orizzonte quale manifestazione di una traguardata epifania interiore; e perciò orizzonte centrale, orizzonte dilatato, espansivo, a flusso anziché lineare. (it) |