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Lo stadio non può essere uno spazio di anarchia in cui lo Stato non c’è. Lo Stato deve essere allo stadio come in ogni angolo del paese. Non ci può essere una zona franca priva di legge. Purtroppo oggi, nei nostri stadi, questo succede. Non solo con episodi di razzismo, ma anche striscioni, coreografie: in questo periodo stiamo assistendo ad un repertorio molto triste. Poi c’è un aspetto molto più profondo: spesso quando si usa la parola “culturale” sembra una parola vuota, invece è fondamentale. Queste persone che fanno gli ululati sono veramente fuori dal tempo, anacronistici. E’ gente che è spaventata da quello che è il mondo attuale. Chi ha la possibilità di viaggiare e visitare le grandi città sa cosa siano integrazione, multietnicità, multiculturalismo. Ormai sono cose del quotidiano. Oggi chi risponde “ululando” in uno stadio vuol dire che è una persona ignorante, che non ha studiato, ferma a categorie vecchie e datate. Quando vedo atti di razzismo mi vengono in mente il colonialismo, il nazionalismo: categorie dell’Ottocento. Mi spiace dirlo, ma vedo gradi sociali e culturali bassi che rispondono con un’arma che loro ritengono molto oltraggiosa, non capendo che si tratta di un autogol, soprattutto nei confronti di una terra meravigliosa, quella sarda, fatta di persone accoglienti, civili, ospitali. (it) |