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La televisione siriana non ha mostrato le immagini in diretta dell'abbattimento della grande statua di Saddam nella Piazza dei Martiri di Bagdad. Mentre gli iracheni e il mondo intero festeggiavano la fine della dittatura, i siriani si sorbivano un'altra dose di camomilla virtuale. Troppe le somiglianze tra i due regimi baasisti. Troppe le statue e le immagini degli Assad, Hafez e Bashar, per non temere di fare la stessa sorte. È vero che Hafez e Saddam erano acerrimi nemici. Ma il pomo della discordia era la leadership del movimento panarabo. Non certamente la democrazia. La loro contesa si svolgeva a suon di colpi di stato e di sanguinose purghe. Di sicuro non nei seggi elettorali. Anche oggi il giovane Assad sembra voler tenere i piedi su due staffe. Spera di risultare credibile e convincente presso la comunità internazionale ma, al tempo stesso, si erge a pioniere e leader del movimento rivoluzionario della riscossa araba contro la strategia della superpotenza mondiale. (it) |