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Se una squadra di calcio vince tutto per settant'anni e ha alle spalle un gigante industriale, non ha bisogno di chiedere dei favori perché tutti sono pronti a farglieli, si crea un tale incantamento che i tifosi, la gente comune se ne fa un'immagine diversa e migliore di quella reale, un'immagine superiore persino alla lotta di classe, con il Togliatti juventino, e il siciliano Anastasi diventato l'idolo degli operai piemontesi del Lingotto. Ma la fame dell'oro era già forte nella Juventus del quinquennio dei cinque campionati consecutivi vinti. Ricordo un allenatore austriaco, Sturmer, mi pare, che quando andai a Torino per fare un provino alla Juventus si informava del mio rapporto con il denaro, mi metteva in guardia dal diventare avido come il terzino Rava o come i sudamericani Monti e Cesarini, ma io non capivo di che parlasse: la Juventus per un ragazzo di provincia era un sogno, una riunione di tutte le virtù sportive e civili. (it) |