Mention751135

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so:text In Italia nel 1993 c'è stato uno scontro di inciviltà: da una parte la corruzione politica e dall'altra la via giudiziaria al potere, tutto il resto è stato schiacciato. Il 1993 è stato l'anno delle tangenti, dei suicidi, della carcerazione usata come strumento di confessione, dei partiti diventati bande da sgominare, dei processi sommari in piazza e sui giornali anziché nelle aule dei tribunali. Il 1993 è soprattutto l'anno in cui si impone l'archetipo dell'«uno vale uno», il primo richiamo, ancora semianalogico, alla democrazia diretta, il modello originale della disintermediazione politica creata dai social che va di moda adesso. È l'anno in cui i partiti politici, le televisioni generaliste e i grandi giornali iniziano a invocare il fantomatico «popolo dei fax» che protesta via facsimile contro la classe politica, contro l'establishment e contro l'élite del paese. Il «popolo dei fax» era il commentatore rancoroso di allora, l'antecedente della diretta indignata su Facebook, era qualcosa di simile al primo gruppo parlamentare grillino. Bastava mandare direttamente un fax, per poter dire la propria, per cantarla giusta al potere. Allora non servivano troll, algoritmi e bot russi, c'era un «popolo dei fax» tutto italiano che trovava sfogo in Antonio Di Pietro , nella Lega di Umberto Bossi e del neoconsigliere comunale Matteo Salvini , e nella sinistra ex comunista che si macerava tra nostalgia del passato e necessità di cambiare pelle. Il «popolo dei fax» aveva insomma la stessa composizione politica, sociale e popolare della maggioranza di governo populista uscita dalle urne italiane del 2018. Le stesse istanze, lo stesso lessico, lo stesso risentimento. La stessa scorciatoia digitale e lo stesso vento in poppa. (it)
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so:description Citazioni di Christian Rocca (it)
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