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Concludendo: nella storia dell'opera napoletana, il Pergolesi dev'esser considerato come il più gran genio del periodo vinciano, che va dal Vinci allo Jommelli, escluso; in quella della musica settecentistica, come il più sentimentale compositore del secolo, ed uno dei maggiori luminari dell'opera, precursore tanto del Gluck quanto del Mozart; in quella generale della musica, come uno dei più gentili e soavi poeti dell'arte dei suoni di tutti i tempi e di tutte le nazioni. Nel campo dell'opera comica e semiseria, in tutto il settecento, egli non la cede che al Mozart, il quale, pur rimanendogli alquanto addietro in calore di sentimento ed in efficacia drammatica, lo supera in maturità di genio. È giusto però considerare che il Salisburghese visse due lustri più di lui; se la morte lo avesse colto a ventisei anni, come il Pergolesi, non avrebbe avuto tempo di legare ai posteri né Le nozze di Figaro, né Il flauto magico, né il Don Giovanni, vale a dire i suoi maggiori titoli all'immortalità. (it) |