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Non capivo più i tedeschi!
Ma non ero forse un tedesco anch'io? Certo lo ero; e non per la lingua soltanto. La cultura tedesca aveva formato la mia visione cosmica, la mia individualità spirituale, o quanto meno l'aveva influenzata in modo decisivo. Una casa paterna come la mia, un'infanzia sotto il segno dei Novalis, Hölderlin, George; come potevo essere estraneo allo spirito tedesco?
O forse appunto ci si sentiva troppo parente, troppo intimamente legato al grande e nobile spirito germanico per poter aderire ora alla sua falsificazione, al suo avvilimento; forse si era talmente di casa nella sfera di un germanesimo europeo e universale, che ci si doveva sentire dei senzapatria nel paese in cui il pensiero universale era stato ridotto a un sogno di mondiale assoggettamento , pp. 223-224) (it) |