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Un lungo andar di giorni insegnò a' leoni ubbidire l'uomo, un lungo andar di giorni col picciol gocciolar d'un'acqua scavò le rocce: l'anno matura le uve su' colli aprici, l'anno rimena con ferma vicenda i lucidi segni del cielo. Ma il tardare sarebbe errore. Passerà la giovinezza, oh come presto! il giorno non s'arresta né ritorna. Come presto perde la terra i purpurei colori, come presto il bianco pioppo le belle chiome! Come langue, quando sopravvennero i fati dell'inferma vecchiezza, il cavallo che un giorno balzò primo dal carcere eleo! E già vidi un giovine, incalzato oramai dall'età più tarda, a piangere i bei giorni stoltamente passati. Dèi crudeli! il serpente spoglia gli anni e rinnovasi, alla bellezza i fati non concessero indugio. (it) |