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L'«abolizione dell'uomo», che consegue dall'assolutizzazione di un'unica modalità del conoscere, è ad un tempo la palese falsificazione di questa visione del mondo. L'uomo c'è, e chi si condanna sulla base delle proprie teorie a trascinarlo nell'ambito degli apparati analizzabili e componibili a piacere vive in un ottundimento delle capacità percettive, cui sfugge proprio l'essenziale.
Se la scienza mira a conoscenze il più possibile comprensive e adeguate alla realtà, allora una metodologia conoscitiva configurata in questa forma assolutamente unilaterale è l'esatto contrario della scienza. In altre parole: anche la ragion pratica, sulla quale si fonda la conoscenza propriamente morale, è ragione in senso pieno e non solo espressione di stati d'animo soggettivi, privi di valore conoscitivo. (it) |