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Se dico «Titina», ecco con la muta e un poco ironica figura bionda di lei, anche certi «momenti» ineffabili di Via Toledo, del lungo vicolo della Speranzella: i cieli sopra le colline, trasvolati da vecchi piccioni di monasteri barocchi. Ecco: le goffe armonie ballonzolanti delle «carrozzelle» sul «basolato» di Napoli; ecco il vago strepito di della città. È una musica, non so: una malinconia, una emozione; non so. Per suscitarla basta pronunciare questo nome, aguzzo e lieto: Titina. (it) |