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Il nome di Giovanni Guareschi è stato, per qualche tempo, un segno di contraddizione non soltanto nella vicenda politica e del costume del dopoguerra, ma anche per quel che riguarda il discorso della letteratura, vittima, almeno in parte, di quest'ultimo ambito, dello stolto sillogismo che uno scrittore di destra, figuriamoci poi un fascista, non può mai essere «grande», e neppure merita di essere preso in considerazione. Guareschi, forse è molto miglior narratore nei romanzi e nelle pagine francamente umoristiche, che hanno sempre quella nota di passione e di serietà che vi collocano dentro la «divina malinconia» lirica. (it) |