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Mancano pochi minuti alla fine.
Sarwar è uno straccio, l'immagine sbiadita dell'omone di un tempo. Oswald frigna ripetendo:
-io lo sapevo, io lo sapevo.
-Ragazzi non so che dirvi, è stato un fallimento, ammettiamolo. Mi dispiace. Ci abbiamo provato, questo è l'importante. Vi prego, non fate così. Affrontiamo la morte con contegno. Non drammatizziamo. Sarwar, ti prego, raccontaci una barzelletta indiana!- dico cercando di tirarli su.
-Non posso. Non ce la faccio. Non mi viene in testa nulla. La paura mi inchioda!
-Dài, forza, ce la puoi fare!
-Vabbe', sentite questa. Come si fa a scoprire se un rubino è autentico?
–Lo si mette sotto un rubinetto e se quest'ultimo dice «papà», allora è vero.
Pessima. Anche di fronte al mistero dell'eternità Sarwar riesce a raccontare barzellette così scarse. Incredibile.
Eppure, stranamente, ci fa sganasciare dalle risate. Ridiamo a crepapelle, ci lacrimano gli occhi, ci fa male la pancia.
Rimaniamo così, aspettando che tutto crolli. (it) |