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I sempre più stanchi e retorici rituali delle commemorazioni ufficiali che si susseguono di anno in anno, anziché aiutare a fare memoria, alimentano l'effetto-melassa. Puntando tutto sull'agiografia dell'eroico giudice antimafia e nulla su quei particolari dei suoi ultimi giorni di vita che, presi uno per uno, non dicono nulla. Ma che composti nel mosaico cronologico aiutano a capire molto, se non tutto. E cioè la natura politico-terroristica della strage di via D'Amelio, con le peculiarità che la distinguono da quella di Capaci a dispetto della ravvicinata consecutio temporum, e la proiettano piuttosto su quello che accadrà molti mesi dopo: le bombe della primavera-estate del 1993 a Milano, Firenze e Roma e poi la «pax mafiosa» iniziata con il mancato attentato allo stadio Olimpico della capitale, coincisa con la discesa in campo politico di Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, e proseguita fino ad oggi. (it) |