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Tutte le volte che gli uomini, parlando delle loro sofferenze, negano la vita, son sempre intimamente contraddittorii, giacché almeno in forme larvali uscirono dal dolore per comporne il simulacro e credere in quello. A colui che dice il suo dolore, non più il dolore è presente, ma la parola e l'immagine e il suono in cui quel dolore si consacra e si sublima. Or questo processo di magica liberazione dal male, questo tramutare in un fatto positivo di fede la negazione che esprime, hanno gradi vari di efficienza e di purificazione secondo l'intensità poetica, che è a dire la positività vitale che contraddice al negativo. (it) |