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Il giovane Raffaele, affidato secondo l'uso del tempo, alle cure di un ecclesiastico, non cattivo in fondo, ma poco istruito, irascibile, educatore a foggia antica, passò un'infanzia poco invidiabile. L'aspro pedagogo considerò cattiveria la sua naturale vivacità, e credette domarlo con dure ed umilianti penitenze. Lo condannava a stare per lungo tempo ginocchioni, a tracciar croci con la lingua sul pavimento, e gli stringeva a sangue il lobo dell'orecchio tra due unghie lasciate crescere a tal nobile scopo. Com'è naturale, il ragazzo vivace, sensibile, divagato, s'irritò sempre più e s'applicò ancor meno allo studio tanto duramente imposto alla sua volontà ribelle. (it) |