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Ah quel Teja!
È quasi sempre uno stupore per i suoi amici il veder tradotti sul Pasquino i concetti ch'egli ha prima espressi nel discorso; essi ritrovano nell'opera sua delicatezza, ardimenti, intuizioni profonde e sottili, che non manifesta punto la sua parola. Perciò parla di rado del disegno che volgea in mente, o l'accenna di volo, e in modo da non darne che un'idea dimezzata. Il suo vero linguaggio è quello ch'egli parla sulla sua pietra litografica. Ogni avvenimento di cui riceva notizia gli si presenta alla mente, e il giudizio che ne darà gli si forma e gli si esprime subito nel cervello a tratti di matita, in contorni di figure umane, e in atteggiamenti di fisionomie. (it) |