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Mi ritrovo l'onore di essere, io che scrivo, il presidente del Premio e del Centro, vicina dalla fondazione ad alcuni di quelli che sono stati miei maestri. Montale venendo a Roma per il Senato, quando fu nominato da Saragat senatore a vita, incontrava sovente molti di loro. Già allora, vincendo la sua grande ritrosia sull'argomento, Mario Luzi ed io eravamo riusciti a convincerlo sulla necessità di evitare possibili abusi del suo nome al momento della sua scomparsa, o piccoli premi vanitosi o interessati, come era capitato all'inizio nel caso di Ungaretti e di Quasimodo. Si trattava di prevedere, e nelle sue maggiori voci delineare, un organismo che salvasse e tramandasse la voce di Montale e, insieme, il 'credo' della sua poesia nei valori positivi e negativi, come antidoto alle avanguardie eversive e coatte, e insieme una voce moderna ed europea che superasse le superstiti barriere accademiche. (it) |