Mention81452

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so:text È stupefacente contrastare l’indifferenza con la quale in Italia è stata accolta la ratifica del trattato di Maastricht, rispetto al clamore che e al fervore interpretativo che si è potuto registrare in Francia, nel Regno Unito, in Germania, in Danimarca, nella stessa Spagna. La cosa è tanto più difficile da comprendere se si considera che per l’Italia, più che per tutti gli altri Paesi membri della comunità, il trattato rappresenta un mutamento sostanziale, profondo, direi di carattere “costituzionale”. L’Unione Europea implica la concezione dello “Stato minimo”, l’abbandono dell’economia mista, l’abbandono della programmazione economica, la ridefinizione delle modalità di composizione della spesa, una redistribuzione delle responsabilità che restringa il potere delle assemblee parlamentari ed aumenti quelle dei governi, l’autonomia impositiva per gli enti locali, il ripudio del principio della gratuità diffusa , l’abolizione della scala mobile , la drastica riduzione delle aree di privilegio, la mobilità dei fattori produttivi, la riduzione della presenza dello Stato nel sistema del credito e nell’industria, l’abbandono di comportamenti inflazionistici non soltanto da parte dei lavoratori, ma anche da parte dei produttori di servizi, l’abolizione delle normative che stabiliscono prezzi amministrati e tariffe. In una parola: un nuovo patto tra Stato e cittadini, a favore di questi ultimi. Ebbene un cambiamento giuridico di questa portata, con queste conseguenze, è passato pressoché sotto silenzio, senza conquistare le prime pagine dei giornali. (it)
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so:description Citazioni di Guido Carli (it)
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Triples where Mention81452 is the object (without rdf:type)

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