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Per Gandhi la laicità ha il suo vero fondamento nella religione, una volta che per religione non si intenda questa o quella espressione positiva, ma la radice comune di tutte le religioni che ogni uomo può rintracciare in se stesso. Le religioni, e quindi le culture e le nazioni, anche se diverse, non sono antagoniste se non per degenerazione, dato che esprimono tutte una medesima verità. Chiedere al futuro stato indiano di attribuire una posizione di privilegio all'induismo sarebbe un assurdo da combattere, dato che una religione la cui sopravvivenza ha bisogno dell'aiuto dello Stato non è più una religione. La funzione dello Stato, che di per sé non ha connotazioni religiose, è una sola: far coesistere pacificamente tutte le religioni. È l'utopia gandhiana, la cui verità è ancora oggi affidata al futuro, ma che egli aveva assunto come progetto, sia nei dibattiti di alto livello, sia nelle quotidiane fatiche con cui, sepolto nella povertà dei villaggi, tentava di ricostruire la grande India a partire dalle sue cellule più elementari. (it) |