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Dovremmo allora rivalutare il tabù se in esso si conserva qualcosa dell'esperienza dell'inviolabile, del sacro, dell'impossibile? Si tratta anzitutto di provare a distinguere due versioni del tabù. Da una parte la sua forma semplicemente ideologico-superstiziosa; il tabù come luogo di restringimento e oppressione della vita. Dall'altra una forma del tabù come ammonimento e indice simbolico – memoria della Legge della parola -, segno che la vita non ci appartiene mai come una semplice presenza di cui siamo proprietari, ma è qualcosa che porta con sé la cifra – trascendente e impossibile da svelare – del mistero. (it) |