Mention824740

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so:text Don Calò aveva un'inesauribile fame e sete di terra, avrebbe voluto avere l'intera Sicilia per sé. Il suo metodo di conquista si era consilidato nel tempo e assomigliava a quello dei guerrieri medioevali. Si era trovato a riempire il vuoto lasciato dagli aristocratici che, via via, si erano ritirati. All'inizio aveva imposto il suo controllo sulla cancia, una forma di baratto primordiale che gli agricoltori solevano fare tra frumento e farina molita, specie nei paesi che non disponevano di mulini. Affrontare un lungo viaggio attraverso la campagna con un carro carico di frumento appena raccolto, significava in quell'epoca rischiare l'assalto dei banditi: ed era in questo mercato che, ancor giovane, si era inserito don Calò, garantendo il trasporto, ma ricavandone forti ricompense per i suoi servizi. Di lì a poco, la conquista di un feudo in affitto doveva fare di lui un classico mafioso, membro dell'onorata società, e presto il capo riconosciuto dell'intera mafia di Caltanissetta, che dominava un terzo del territorio siciliano. Con queste credenziali si era presentato il 10 luglio 1943 all'apppuntamento con la VII Armata americana del generale George Patton. (it)
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so:description Le sconfitte non contano (it)
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