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La Pelzet, sia detto a maggior vanto e decoro di lei, non cooperò alla corruttela dell'arte rappresentativa, di cui si fanno complici non pochi attori del giorno d'oggi, i quali, per difetto di scienza vera, e per soverchio amore della realtà positiva, si danno a un vergognoso naturalismo, assoggettando, con consiglio, l'imitazione poetica alle leggi della copia servile, che la distrugge. Quindi rifuggì animosamente dalla rea usanza di scuotere con urli furibondi, con contorcimenti convulsivi, con riempirti di ribrezzo con quella dotta analisi di singhiozzi, di aneliti, di rantoli con cui si accompagnano i diversi generi di morte, sia per ferro, per veleno, per sincope o per consunzione; perciocché non mirava a sconvolgerti, a sbalordirti i sensi, ma a perturbarti profondamente il sentimento: non a lasciare nauseato, inorridito lo spettatore per immagini goffe, immodeste o difformi, ma pensoso e tutto compreso di quelle, le quali, sia che partano dal fatto luttuoso o dal festivo, hanno virtù di trattenerti le facoltà intellettuali e morali. (it) |