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Forse è solo la ferita incurabile dell'addio, quel momento difficile da descrivere, quasi vuoto, unicamente consacrato al coraggio cieco e sordo; forse è quel momento ultimo, irrevocabile e già passato in cui il gentile vecchio con il turbante mi aprì la porta della città dicendomi: devi tenere saldo il volante, la strada principale di Kabul è piena di fango, arriva fino alle caviglie, devi, devi... e poi mi ritrovai sulla rotta dell'esercito di Alessandro senza versare nemmeno una lacrima, senza guardare mai indietro. (it) |