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Perché Lleyton non si fa prendere dai sentimenti non s'emoziona di certo davanti allo svedese che ha anticipato di tre anni fra i pro, che ha allenato personalmente, spesso sul cemento di casa, ad Adelaide, e che ha accompagnato spesso a cena, in famiglia e nei tornei. Niente di personale, ma è troppo forte l'inesauribile voglia di vincere di Lleyton il selvaggio, stoppato da un virus e anche dall'enorme sforzo psico-fisico che deve sempre fare per contrastare, senza un braccio sopraffino, i supermen del tennis. (it) |