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Se la fuga da Jàsnaja non fosse maturata tanto a lungo – trent'anni – e non si fosse intrecciata tanto strettamente, fin dall'inizio, con l'immagine della morte, la fine di Tolstòj apparirebbe segnata da una follia non molto diversa dalla follia di sua moglie – divenuta negli ultimi anni la sua nemica più accanita e più istericamente astuta. Scappare così, di notte, con l'aria di farlo un po' per disperazione e un po' per dispetto, cercando col dito sulla carta geografica, durante le soste, il luogo dove andare – la Bessarabia? la Bulgaria? –: ci sarebbe davvero da provare pietà, più che desiderio di comprendere, dinanzi a una morte simile, povero Tolstòj. E invece quella sua fine incute molto rispetto, ed è difficile non vedervi un estremo sforzo di giungere alla «biografia ideale» di cui dicevo, a quella saggezza che fa compiere degnamente la cosa giusta nel momento giusto. (it) |