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Ricordo un pomeriggio con un bel sole limpido e chiaro: José Lupin ed io leggevamo a voce alta, nel cortile centrale, dandoci il cambio di quando in quando, Dieu e La fin de Satan. Nonostante tutto, ridevamo come matti, come ai tempi del «Luigi il Grande»; improvvisamente, questi versi, qualche frase stupefacente, misteriosa, fiammeggiante, in cui il vecchio Hugo si rinchiude in solitudine, in segreto rapporto con gli astri, cavalli alati, chimere, in un fruscio d'oro, tutto si cristallizzava, in un silenzio immoto e sospeso: e Hugo guardava Dio. Ci fermavamo, scossi e commossi. (it) |