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E oltre al male individuale e alle sue nuove derive tecnologiche, esiste anche una ulteriore dimensione possibile del male collettivo. Chiunque proponga o riproponga di "servire il popolo", più o meno consapevolmente rimette in campo un'illusione, un'utopia pericolosa. George Orwell ha spiegato meglio e prima di ogni altro quel che c'era da spiegare, e quella lezione vale più che mai oggi. In 1984, una delle pagine più toccanti e cariche di inquietudine è quella dei "Due minuti d'Odio": il quotidiano momento di furia, di isteria collettiva, di sfogo della folla, contro il mitico Goldstein, il leggendario nemico del Partito. Nessuno, nella mischia urlante, sa bene chi sia Goldstein e cos'abbia fatto davvero: però, bisogna odiarlo e inveire contro di lui. Stiamo bene attenti: anche senza gli scenari da incubo di Orwell, ma nella piena libertà delle nostre case, nella rassicurante normalità delle nostre vite, possiamo ritrovarci pure noi a inveire contro un qualche Goldstein, senza neanche rendercene conto. Basta un gruppo di insulti contro qualcuno o qualcosa su Facebook, o una biografia da sfregiare su Wikipedia, o molto altro e molto peggio. (it) |