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Io l'ho conosciuto nel 1982, quando ancora non era nessuno e girava in Formula Ford, una specie della nostra Formula 4 attuale, ma ancora più rustica. Ayrton correva in Inghilterra in quel periodo e il mio pilota di allora, Paolo Barilla mi disse di andare a vedere questo ragazzo. Senna frequentava molto Parma perché, allora, era il centro del mondo per i kart. Insomma, andai a vedere Ayrton Senna prima in Inghilterra e poi a Hockenheim in Germania e scoprii un ragazzo che aveva sei marce in più rispetto a tutti gli altri. Un talento abbagliante. A Hockenheim lo invitai a cena e gli offrii un contratto da professionista per correre con la Minardi, lui mi ringraziò tantissimo — ero il primo a fargli questo tipo di offerta — ma disse che aveva già pianificato tutto il suo futuro: doveva diventare campione di Formula 1 nel 1988. In seguito ci siamo sentiti e frequentati spesso. Non ho mai lavorato con lui come pilota, ma ho avuto momenti molto belli da consigliere: quasi da fratello maggiore. L'ultimo purtroppo è stato il sabato sera prima dell'incidente a Imola. Mi diceva sempre che, dopo la vittoria del quinto titolo mondiale — per pareggiare il record di allora di Fangio —, sarebbe venuto a correre da noi per far diventare grande la Minardi. (it) |