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A te sta bene, o Messalla, portar la guerra per terra e per mare, sì che la tua casa ostenti le spoglie de' nemici. Io rimango prigioniero nei lacci d'una bella fanciulla, e veglio, come uno schiavo incatenato alla guardia, dinanzi alla porta inesorabile. Che importa a me, Delia mia, della gloria? Sia teco; e mi chiamino pure poltrone e da poco. Oh che in te possa io fissar gli occhi, quando mi sopravverrà l'ora suprema; ch'io possa stringerti morendo con la mano mancante. Tu piangerai, posto che m'abbi, o Delia, sul letto del rogo, e mescolerai alle amare lacrime i baci. Piangerai: tu non hai cinte le viscere d'insensibile ferro, non hai nel tenero cuore una selce. (it) |