so:text
|
Lei così amata che più pianto trasse | da una lira che mai da donne in lutto; | così che un mondo fu lamento in cui | tutto ancora appariva: bosco e valle, | villaggio e strada, campo e fiume e belva; | e sul mondo di pianto ardeva un sole | come sopra la terra, e si volgeva | coi suoi pianeti un silenzioso cielo, | un cielo in pianto di deformi stelle –: | lei così amata. || Ma ora seguiva il gesto di quel dio, | turbato il passo dalle bende funebri, | malcerta, mite nella sua pazienza. | Era in se stessa come un alto augurio | e non pensava all'uomo che era innanzi, | non al cammino che saliva ai vivi. | Era in se stessa, e il suo dono di morte | le dava una pienezza. | Come un frutto di dolce oscurità | ella era piena della grande morte | e così nuova da non più comprendere. || Era entrata a una nuova adolescenza | e intoccabile: il suo sesso era chiuso | come i fiori di sera, le sue mani | così schive del gesto delle nozze | che anche il contatto stranamente tenue | della mano del dio, sua lieve guida, | la turbava per troppa intimità. || Ormai non era più la donna bionda | che altre volte nei canti del poeta | era apparsa, non più profumo e isola | dell'ampio letto e proprietà dell'uomo. | Ora era sciolta come un'alta chioma, | diffusa come pioggia sulla terra, | divisa come un'ultima ricchezza. | Era radice ormai. (it) |