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Così, siamo certi che il nesso consonantico nt del latino era pronunciato anche in Campania, e probabilmente fin dall'età romana, nd. Dunque, kondene, trenda, Sandi: voci tuttavia che nel nostro testo si presentano in veste fonetica latina: contene, trenta e perfino Sancti.
Siamo certi anche della pronuncia v del b iniziale, già attestato nel latino di iscrizioni antiche; quindi Venedhitti : ma il testo reca Benedicti.
Del periodetto capuano la pronuncia sarà stata dunque suppergiù: «Sao kko kkelle terre pe kkelle fini ke kki kkondene trend'anni le possette parte Sandi Venedhitti».
Sotto la penna di giudici e notai , liberazione pertanto da tratti vernacoli e locali, per il tramite del latino, che procura un annobilimento. E, aggiungiamo, scelta fra elementi che si trovano a coesistere nella stessa area: perciò la preferenza accordata alla forma sao , che sarà stata più diffusa o sarà parsa più eletta di saccio . Questo esempio di scelta, annota il Folena, è il primo della nostra tradizione linguistica.
Ma per mettere in luce i latinismi, non si corra il rischio di non valutare debitamente il fondo locale:
Infine, tra elementi latini, latineggianti, italiani, acquista spicco come italianissimo un fatto sintattico, il pronome le, che non trova dunque riscontro nella formula latina e riprende l'oggetto Kelle terre.
Certo, i periodetti della Campania rappresentano ben più che non quella loro nuda ed elementare praticità. (it) |