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In casa Pontormo, il cibo veniva pesato. Il prezzo ne definiva la squisitezza e la qualità . Si mangiucchiavano e mangiottavano mangiarini; economici: "arnioncino d'agnello", "meza testa di cavretto", "Fegato fritto d'agnello", "cuore d'agnello", "lingua di porco", "coglioni", "una curatella", migliacci, "pipioni" e colombacci; "uno fico seco e dua meluze cotte", "zucha lessa", "un poco di minestraccia", "oncia una di mandorle", insalate tante; e "pesce d'uovo" senza fine. Non mancano piatti d'autore nella letteratura: le polpette di Manzoni, il risotto con tartufi di Fogazzaro, le salsicce con i crauti di Stendhal, lo stufato con legumi di Dickens, la zuppa di pesce di Dostoevskji, la trippa di Collodi. Pontormo ha firmato il "pesce d'uovo". E "gran doglie di corpo" e "budella. (it) |